Legittimazione democratica e tecniche interpretative della Corte Costituzionale italiana

AutorLuca Mezzetti
CargoProfessore ordinario di Diritto costituzionale nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Bologna (Italia)
Legittimazione democratica e tecniche interpretative della Corte
Costituzionale italiana
LUCA MEZZETTI*
Sommario
I. La legittimazione democratica della Corte costituzionale
1. Introduzione
2. Cenni storici
3. Concezione della Corte costituzionale quale organo privo di legittimazione
democratica
4. Fondamento democratico dei poteri della Corte costituzionale rinvenibile
nelle funzioni da essa esercitate: legittimazione «da funzione»
5. Fondamento democratico dei poteri della Corte costituzionale ravvisabile nel
concetto di democrazia costituzionale e di potere costituente
6. Legittimazione come accettabilità sociale del ruolo della Corte e delle sue
pronunce o autolegittimazione di fronte all’opinione pubblica
7. Legittimazione intrinsecamente democratica della Corte costi tuzionale: potere
costituente e diritti fondamentali
II. Le tecniche interpretative
1. La specificità dell’interpretazione costituzionale
2. L’interpretazione per valori
3. Il bilanciamento
4. L’interpretazione sistematica
5. L’interpretazione conforme a Costituzione («adeguatrice») e diritto vivente
6. Cenni alla dottrina tedesca
III. Tipologia delle sentenze della Corte costituzionale
1. Le sentenze manipolative
2. Le sentenze monito
3. Le sentenze di «costituzionalità provvisoria» e di «incostituzionalità accertata
ma non dichiarata»
Bibliografia
Professore ordinario di Diritto costituzionale nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di
Bologna (Italia).
ISSN 1027-6769
Pensamiento Constitucional Año XIV N° 14 / ISSN 1027-6769
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I. La legittimazione democratica della Corte costituzionale
1. Introduzione
Le riflessioni che seguono hanno ad oggetto il fondamento democratico della legitti-
mazione della Corte costituzionale e l’analisi delle tecniche interpretative e decisorie
da essa utilizzate nell’esercitare il sindacato sulla costituzionalità delle leggi.
Tra il tema della legittimazione democratica della Corte costituzionale e gli stru-
menti interpretativi dei quali essa si avvale esiste una compenetrazione tale per
cui essi possono ricondursi ad un’unità tematica di indagine. Ciò discende dal
fatto che l’attività d’interpretazione condotta dalla Corte ha per oggetto, oltre alle
disposizioni legislative della cui legittimità si dubita, gli enunciati costituzionali, i
quali spesso presentano profili di indeterminatezza sufficienti per affermare che la
Corte disponga di margini di discrezionalità molto ampi nel censurare le scelte del
legislatore che si esprimono negli atti sottoposti al suo sindacato. Infatti, «la Costi-
tuzione italiana non fu vista come un insieme di limiti formali imposti all’attività
del legislatore ordinario, ma come un sistema compiuto di valori sostanziali, la cui
interpretazione non avrebbe potuto essere ridotta ad un’operazione di semplice
tecnica giuridica» (Mezzanotte 1984: 12).
Inoltre, come è stato osservato, «chi è in grado di stabilire che cosa significa la
Costituzione dello Stato è, a ben vedere, l’organo-soggetto che ha il maggiore e
più vero potere nello Stato» (Spadaro 1993: 88). Risulta pertanto imprescindi-
bile, in un sistema costituzionale informato al principio democratico, rispondere
all’interrogativo circa il come sia possibile e legittimo che i giudici della Consulta,
designati in modo non direttamente e formalmente democratico, possano opporsi
a ciò che statuisce, attraverso i suoi rappresentanti, il popolo sovrano. Occorre,
in altri termini, elaborare una ricostruzione della legittimazione della Corte ad
esercitare il controllo su gli altri poteri legittimati dal popolo, specialmente su
quello del legislatore, che consenta di «considerare tale controllo a sua volta come
proveniente dal popolo» (Böckenförde 2006: 652).
Questo tentativo è destinato all’insuccesso se si assume come attributo della le-
gittimazione la democrazia nel proprio senso etimologico, ossia come insieme di
regole procedurali che attribuiscono al popolo o, meglio, alla maggioranza dei suoi
membri, il potere, diretto o tramite rappresentanza di assumere decisioni pubbliche.
«Tale accezione identifica la democrazia semplicemente sulla base delle forme e delle
procedure idonee a garantire che le decisioni prodotte siano espressione, diretta o
indiretta, della volontà e della sovranità popolare. La identifica, in breve, in base
al chi (il popolo o i suoi rappresentanti) ed al come (la regola della maggioranza)
delle decisioni, indipendentemente dai loro contenuti» (Ferrajoli 2007, II: 5). I
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L M. Legittimazione democratica e tecniche interpretative della Corte Costituzionale italiana
quindici giudici che compongono la Corte costituzionale sono nominati in parti
uguali dal Presidente della Repubblica, dal Parlamento in seduta comune e dalle
supreme magistrature civile e amministrativa. Essi non sono, quindi, designati
in modo democratico. Adottando questa accezione di democrazia, pertanto, è
evidente, come verrà trattato in seguito, che la Corte si ponga come limite alla
democrazia, più precisamente come un’istituzione antimaggioritaria e rinvenga la
propria legittimazione non «dal basso», ma dal più alto livello di legittimazione,
che è la Costituzione, che pone dei limiti alla sovranità popolare, come risulta
dall’art. 1 Cost.
Si giunge, invece, a risultati del tutto differenti se si assume come riferimento della
legittimazione la dimensione sostanziale della democrazia, che accetta e riconosce
al proprio interno, come propri requisiti ineliminabili, i diritti ed i valori costitu-
zionalmente riconosciuti.
Come è stato osservato e come si dimostrerà in seguito, la riduzione del valore
democratico alla regola maggioritaria non è affatto inevitabile né indiscutibile
(D’Andrea 2005: 409). Il principio democratico, infatti, entra in sinergia con gli
altri valori costituzionali che concorrono a definirne la sua dimensione sostanziale
ed il suo ruolo all’interno dello Stato costituzionale.
Circa l’attività interpretativa della Corte, ci si soffermerà, in particolare, sulle pe-
culiarità sia dell’interpretazione costituzionale, sia dei criteri interpretativi da essa
seguiti. Più in dettaglio, si analizzeranno i metodi argomentativi legati alla tecnica
del bilanciamento, e, in genere, le forme dell’interpretazione per valori/principi.
Come prima detto, sebbene si tratti di un ambito di indagine astrattamente
suscettibile di considerazione autonoma, esso, nei fatti, si pone in una relazione
quasi sinallagmatica con l’esigenza di definire la connotazione democratica della
legittimazione degli organi di giustizia costituzionale, poiché una volta adita, la
Corte diventa una potenziale antagonista del potere legislativo, espressione diretta
della sovranità popolare, nel senso che oppone al Parlamento una propria e vin-
colante interpretazione ed attuazione del testo costituzionale. La Corte, infatti,
si trova, alla fine del proprio lavoro, a dover effettuare, in maniera ragionata ed
argomentata, un’interpretazione che rinviene la propria ragion d’essere nel munus,
affidatole dal Costituente, di custode dei valori della Costituzione e di conservazione
dell’ordinamento costituzionale nel suo essere e nel suo divenire. Da un punto
di vista pratico, l’interpretazione (norma) prescelta dalla Corte costituzionale con
riferimento al testo legislativo ed a quello costituzionale, può coincidere o meno
con l’interpretazione privilegiata da quel determinato indirizzo politico collegato
all’adozione del testo legislativo in discussione. In questa scelta la Corte non ha

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